Sei intollerante ai carboidrati? Ecco come scoprirlo
Il grado di tolleranza ai carboidrati è una questione piuttosto soggettiva ed individuale: ovvero, la quantità di carboidrati che funziona per il corretto metabolismo di una persona non sempre serve per un’altra.
Negli ultimi anni abbiamo visto un numero crescente di pazienti che per anni hanno limitato l’assunzione di alimenti zuccherini e scambiato carboidrati raffinati per prodotti a base di cereali integrali, consumato kg di patate e frutta fresca, sentendosi sempre apposto con la coscienza. Pensando soprattutto di mantenere un regime alimentare salutistico.
Eppure nonostante tutto sono in sovrappeso, si sentono affaticate, talvolta lamentano una sensazione di stordimento. A volte invece non portano chili di troppo, ma hanno livelli preoccupanti di zucchero nel sangue.
Non è neppure insolito che questi problemi arrivino tardi nella vita; la loro risposta alla dieta a cui erano abituati da anni è improvvisamente cambiata; La tolleranza dei carboidrati è cambiata.
LA TOLLERANZA AI CARBOIDRATI CAMBIA, MA PERCHE’?
Il perché questo accada è un argomento di forte dibattito. È infatti molto probabile che dipenda da una combinazione di fattori:
- La predisposizione genetica combinata con uno stile di vita sedentario, stressante e privo di sonno.
- Il consumo regolare e protratto di alimenti trattati chimicamente e troppi farmaci che hanno alterato il microbioma.
- Il consumo smodato di pane (specialmente quello non realizzato con farine endogene del nostro territorio), le banane, i fagioli, anche i multicereali che sembrano così sani e che invece diventano tutti zuccheri nel sangue.
Tutto ciò può abbassare il tuo “set point” personale di tolleranza ai carboidrati, in modo che la quantità di zuccheri nel sangue non torni alla normalità entro le due ore dal pasto come dovrebbe.
Invece, rimane elevata, andando oltre ciò che le cellule possono gestire, e alla fine questo innesca una catena di effetti che portano all’insulino-resistenza, il precursore dell’ipertensione, di malattie cardiache, diabete, obesità, una maggiore possibilità di sviluppare il morbo di Alzheimer, e persino alcuni tipi di cancro.
E’ molto importante prendere sul serio la glicemia, non c’è molto da scherzare infatti, quando si parla degli effetti collaterali dell’eccesso di glicemia nel sangue.
Se il tuo corpo sviluppa un’intolleranza ai carboidrati ti sta dicendo di diventare più severo con la loro assunzione.
Per seguire una dieta a basso contenuto di carboidrati, si deve eliminare tutti gli zuccheri semplici e ridurre drasticamente i carboidrati complessi, sostituendoli con un sacco di verdure (a basso contenuto di amido) e una quantità generosa di grassi. Inoltre, prendi sonno seriamente, cerca di “riparare” il tuo intestino dagli effetti collaterali subiti e aumenta la quantità di movimento che fai.
La dieta a basso contenuto di carboidrati, insieme a questi altri fondamentali miglioramenti, può spesso aiutare a ristabilire l’ordine dove prima c’era il caos metabolico. Per catalizzare il reale cambiamento metabolico nei casi di aumento di peso significativo o diabete, può essere giustificato portare l’approccio low-carb al suo estremo: il protocollo chetogenico.
Esiste un altro modo più accurato per comprendere meglio il tuo set-point personale di carboidrati. Ovvero, utilizzare un misuratore del glucosio per conoscere l’impatto che hanno gli alimenti ricchi di carboidrati sul livello di zuccheri nel sangue:
Esegui il test del glucosio due volte dopo aver mangiato, cioè dopo un’ora e poi nuovamente dopo due, in questo modo è possibile sapere come il tuo corpo metabolizza gli amidi.
In base alla quantità di glucosio ancora presente nel sangue dopo le due ore dal pasto, è possibile stabilire come il nostro corpo metabolizza i carboidrati e se è il caso o meno di prendere in considerazione un periodo di dieta no-carbo.
Nel prossimo articolo approfondiremo ancora l’argomento delle intolleranze ai carboidrati con più consigli e rimedi per riportare in equilibrio il nostro metabolismo.
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